Serata dedicata all’arte quella di ieri 23 luglio: è stato infatti organizzato un incontro sul dipinto La fuga in Egitto, il “murales” esterno della Terza Cappella del Sacro Monte a Varese. La conferenza è stata tenuta dalla Dottoressa Serena Contini, curatrice della mostra Renato Guttuso a Varese ai Musei Civici di Villa Mirabello e da Andrea Chiodi, Direttore del festival Tra Sacro e Sacro Monte.
La scelta di una serata dedicata al dipinto, ha spiegato Chiodi, si deve alla concomitanza a Varese con la mostra sul pittore siciliano e con il festival teatrale al Sacro Monte che si sta svolgendo proprio in questo mese. La presenza all’interno del percorso delle Sacre Cappelle del dipinto di Guttuso La fuga in Egitto è merito – continua il regista varesino – della lungimiranza dell’arcivescovo Monsignor Pasquale Macchi che fu segretario personale di Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI. Fu infatti Monsignor Macchi a chiedere all’artista siciliano di realizzare un dipinto che potesse «prendere idealmente il posto» di un’opera precedente del Seicento, andata perduta, di Carlo Francesco Nuvolone.
La serata si è contraddistinta per il sapiente gioco di alternanza tra gli approfondimenti della Dottoressa Contini e la lettura di Andrea Chiodi di articoli di giornale del 1983 (anno in cui l’opera fu realizzata) e delle fonti evangeliche da cui Guttuso trasse ispirazione. È questa una modalità che sembra molto apprezzata dal pubblico che risponde sempre positivamente all’idea di conferenze-spettacoli.
In uno degli articoli datato 6 novembre 1983 che riporta una sua lettera, il pittore racconta di come inizialmente avesse in mente un bozzetto da affidare al suo amico Amedeo Brogli. Pian piano però «il lavoro gli prese la mano» e si ritrovò presto «attorniato» da un vero e proprio «campionario di popolo varesino» che lo mise in una condizione molto rara: si sentiva infatti quasi un pittore rinascimentale quando affrescava grandi opere e il popolo della città assisteva alle fasi creative dei dipinti.
Particolare approfondimento è stato dedicato alla descrizione del dipinto. L’iconografia è quella della partenza riportata nel Vangelo secondo Matteo (unico dei Vangeli sinottici a raccontare l’episodio). Da notare è il fatto che le fattezze della Sacra Famiglia siano Palestinesi con un’operazione di attualizzazione assoluta. Altro dettaglio interessante: la cesta appesa coi viveri ricorda quelle di castagne che Guttuso dipingeva quando si tratteneva fino all’autunno nel suo atelier a Velate (una frazione di Varese).
I due protagonisti della serata si sono poi soffermati sulle polemiche varesine suscitate dalla realizzazione dell’opera e sugli interventi in quell’occasione di varie personalità sulla Prealpina (lo storico quotidiano varesino). Molte le voci autorevoli, sia pro che contro: tra i favorevoli lo scrittore Piero Chiara che pubblicò un ironico articolo per sedare le voci contrarie. Tra queste, quella della nota critica di arte Mina Gregori che proponeva la rimozione del “murales” dalla Terza Cappella e una sua nuova collocazione ai Musei Civici di Varese. La replica di Guttuso, fatta rivivere dalla voce di Andrea Chiodi, non tardò: il pittore rispose che se l’opera non veniva lasciata dove lui l’aveva realizzata preferiva fosse distrutta.
La serata si è conclusa con una riflessione: fu una fortunata coincidenza a Varese la presenza di un noto pittore contemporaneo e di una personalità che “vedeva lontano” come quella di Monsignor Macchi.
Francesca Rossetti