Festival

Ritorna “gARTen”, il festival estivo della Fondazione Claudia Lombardi

Dal 3 al 5 luglio 2024, nel parco della Fondazione Claudia Lombardi per il teatro, ritorna “gARTen”, il festival estivo che accoglierà tutti coloro che vorranno immergersi in un’atmosfera estiva e vivace, tra arte, musica, fotografia e socialità. La manifestazione, incentrata sul teatro e sui linguaggi ad esso connessi, comprenderà prosa, danza, physical theatre e, novità di questa edizione, un’esposizione fotografica a cielo aperto. «Ogni performance», si legge nella presentazione, «ci condurrà alla scoperta di realtà divergenti, in un viaggio ai confini dell’umanità e del mondo, al limite tra fragilità e forza, introspezione e audacia». Sarà allestito nel giardino un food village, che ospiterà food truck locali: tutte le sere dj leMox riempirà di musica l’atmosfera, mentre Radio Morote International, attraverso interviste ai protagonisti del festival, racconterà gARTen on air e attraverso podcast. Con l’obiettivo di offrire al pubblico un luogo di aggregazione spontanea, l’ingresso sarà libero tutte e tre le serate. Apertura alle ore 18.00.

 

Il programma

La giornata di apertura, mercoledì 3 luglio, è dedicata agli alumni e alle alumnae dell’Accademia Teatro Dimitri, che proporranno le loro performance, ognuna con il suo specifico linguaggio, ma con in comune l’intento di indagare il nostro tempo. Annette Fiaschi e Max Haverkamp, con Today is the Day, portano in scena uno spettacolo comico con acrobazie, giocoleria, ritmo e musica adatto a tutte le età. Benjamin Koch e Julia Berger, nel loro Baum fällt, affrontano invece il tema della deforestazione, con immagini semplici ma potenti, a volte danzanti, a volte teatrali. Elio Staub, nella sua performance In other words, esplora il tema dell’amore, attraverso la lente di una relazione romantica tra il personaggio e un manichino. Prince Bob, di Delphine Delabeye, è un pezzo che tratta la difficoltà di un giovane di aderire agli schemi imposti dalla società e di comprendere la sua natura più profonda. Daniele Bianco, con il suo The worker, porta infine in scena un uomo costretto a emigrare per lavoro e per lavoro costretto a costruire un muro davanti al quale altri migranti saranno fermati. Un monologo del paradosso, con forte senso ironico che porta ad una riflessione profonda.

La seconda giornata, giovedì 4 luglio, si apre con un meet the artist in compagnia del fotografo luganese Marco Serventi. Per tutto il festival e per le settimane seguenti, il parco della Fondazione accoglie infatti alcune delle sue fotografie, della serie Altrove. Con questo progetto, l’artista analizza la vita di White Cliffs, una piccola comunità di circa 200 persone che vive nel cuore dell’entroterra australiano, in grotte scavate sottoterra, nel fianco della collina. Tra i temi affrontati: isolamento, appartenenza e identità. La serata prosegue poi con danza e teatro. Caos Cosmico Quanto Basta, prodotto della compagnia inclusiva Teatro Danzabile, diretta da Viviana Gysin, esplora quello che fin dalla notte dei tempi ci ha affascinato come esseri umani: guardare in alto e contemplare la vastità, guardare il cielo e specchiarci, riconoscendo la volontà che ognuno ha di ricercare il proprio valore nel caos dell’universo. Con lo spettacolo concerto Inégalité, la compagnia Ensemble Teatro, porta invece in scena la storia di Olympe de Gouges, libera pensatrice, attivista e politica, che sfidò la Rivoluzione francese mostrando l’ipocrisia di una narrazione scritta dai vincitori, uomini e ricchi. La sua vicenda diviene pretesto per indagare i paradossi di un Occidente liberale e progressista.

Venerdì 5 luglio, ¡Lazaro!, prodotto dall’Associazione svizzera Xocolat, è un viaggio attraverso le sonorità latinoamericane, che trasforma il racconto classico spagnolo di Lazaro in un caleidoscopio di emozioni e realtà. Con una proposta leggera, agile e musicale, Felix Bachmann porta in scena un’opera cruda e rarefatta e la interpreta con stile tanto irriverente quanto delicato, per esaltare la contraddittorietà dell’esistenza umana. Il festival si chiude con Laura Pozone che, nello spettacolo Dita di dama, ci porta nell’Italia del 1969. Attraverso gli occhi della protagonista scopriamo la vita delle operaie di una fabbrica, sempre in bilico tra il comico e il drammatico, tra il commovente e l’entusiasmante. Il cottimo, gli scioperi, il consiglio di fabbrica. Gli anni ’70, raccontati non attraverso lo stereotipo degli “anni di piombo”, ma indagando percorsi di libertà e di dignità che sfidano tuttora il nostro presente.

Per maggiori informazioni visitare il sito della Fondazione Claudia Lombardi.

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