Mediterraneo s’intitola la nuova mostra dell’artista ticinese Mauro Valsangiacomo in corso alla Sala delle Esposizioni AsiaNews di Roma. Pubblichiamo il testo di padre Bernardo Cervellera dal catalogo.
“Mediterraneo”, questa parola così evocativa di avventure e di storia, è il titolo di queste tavole del pittore e amico Mauro Valsangiacomo. Questi colori sono quelli del cielo, della terra, della sabbia, del mare. Hanno lo splendore della luce e del sole e insieme l’aridità del deserto o della foglia riarsa. Immergono in un azzurro cristallino che sembra dare la pace, ma gridano anche con la drammaticità del sangue versato o rappreso. Sono zattere che si incontrano in un pontile, e insieme sembrano oggetti che si scontrano, si sfaldano, o affondano annegando nel silenzio.
In questi quadri vediamo tutta l’epopea del mare Mediterraneo, luogo di incontro e di scontro fra culture e popoli; sintesi di civiltà arricchitesi via via col contributo di tutti, sedimentate nei millenni.
Ancora oggi il Mediterraneo è luogo di traffico, di incontri e di scontri con migranti che vengono dal Sud e dal Medio oriente in cerca del benessere e della tranquillità di cui gode l’Unione europea.
La cultura mediterranea, col suo sottofondo di pane, vino, olio di oliva, è stata sempre arricchita dal contributo delle altre culture. I popoli del Mediterraneo hanno imparato la coltivazione del grano dai Sumeri e così nel periodo Neolitico sono passati dal vivere di caccia nomadica, alla stanzialità e all’agricoltura. Dai fenici abbiamo ricevuto l’alfabeto; dagli indiani la numerazione aritmetica; dagli arabi la bussola e perfino – nel Medioevo – le traduzioni di Aristotele e degli altri filosofi greci che erano stati smarriti in occidente.
E che dire della modernità occidentale riversata in Oriente spesso grazie ai cristiani, con le macchine da stampa, le scuole, le industrie, i diritti umani?
Occidente e Oriente, nord e sud si sono incontrati e fecondati a vicenda sulle sponde del Mediterraneo, anche se questo flusso di contatti ha avuto momenti e periodi caratterizzati da guerre sanguinose spesso definite “religiose”, ma che erano soprattutto economiche. Ma il destino la pista storica sono stati sempre la convivenza.
Il mio paese natale, Grottaglie, in provincia di Taranto, nel IX secolo è stato distrutto dai pirati saraceni. Ciò non toglie che fino al XIV secolo vi fossero ai confini della città ricostruita, un ghetto per i musulmani e uno per gli ebrei, che hanno commerciato amichevolmente coi cristiani per secoli. Poi è probabile che si siano convertiti al cristianesimo, per amore di Cristo, o per amore al commercio, allo stesso modo in cui nell’impero ottomano nell’attuale Turchia, o in Egitto, i cristiani si convertivano all’islam.
Dico questo perché al presente è sempre più diffusa una ideologia xenofoba, di disprezzo e paura dello straniero, che porta a difenderci chiudendoci, e dando agli immigrati ogni colpa dei mali della nostra società.
Questa posizione fa da pendant a quella opposta, buonista, dell’accoglienza di massa, che però non è capace di progettare percorsi di integrazione, e si serve dei migranti solo come manodopera a basso costo nell’occidente dell’inverno demografico.
Entrambe queste ideologie, la xenofoba e la buonista, hanno delle mancanze comuni: entrambe non considerano i migranti come portatori di una cultura, ed entrambe nascondono la propria cultura e identità, la prima in nome di una difesa chiusa ad oltranza; la seconda perché diluita, dimentica, ridotta al potere del numero e del denaro.
Noi vediamo invece come buona, giusta e vera la proposta di papa Francesco di “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati” (Messaggio della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018).
Soprattutto l’integrazione è una questione cruciale. Perché integrare significa invitare l’altro con la sua cultura ad abitare nella propria, con regole, stili, rispetto, verificando, apprezzando e assimilando il buono che c’è nell’altro.
Questa magnanimità è possibile se si guarda l’altro come un fratello e non come un ostacolo. Ma questo sguardo ha bisogno di una dimensione che è quasi totalmente dimenticata dalle due posizioni citate sopra. Tale dimensione è quella religiosa e cristiana.
Se l’Europa e il Mediterraneo non sono più così accoglienti e integranti come in passato, ciò è dovuto alla riduzione dell’essere europeo a solo business, all’economia, senza guardare alla cultura, alle radici giudeo-cristiane, che invece di guardare l’altro con stupore, lo guarda solo come un peso.
E d’altronde, se un’identità non è capace di incontrare l’altro e viverci insieme, significa che quella identità è falsa, non è una casa accogliente, ma una capanna di cartone, piena di paura, con ideali che non arrivano a coincidere col cuore e l’intelligenza.
Cosa centra tutto questo con i bei quadri di Valsangiacomo? Mi ha colpito che il punto di vista di questi suoi quadri sia quello dall’alto, come se – permettetemi – fosse il punto di vista di Dio. Dall’alto si vedono meno i particolari e gli spuntoni, le asperità, ma si vede l’armonia fra i colori e le masse, la complementarietà delle forme e delle luci, l’unico teatro ed orizzonte in cui noi e gli altri viviamo.
Cosa centra questa mostra con AsiaNews? Se il Mediterraneo è il luogo dell’incontro fra Nord e Sud, Est e Ovest, AsiaNews e il Pime, il Pontificio istituto missioni estere, sono perfettamente in linea con questo destino. Grazie ai missionari ci si lancia nell’amicizia con i popoli e le culture dall’Asia e dell’Africa, offrendo la propria fede dentro e oltre la propria cultura europea. E AsiaNews è una specie di Mediterraneo digitale, mettendo in comunicazione fra loro cristiani e buddisti della Cina, musulmani del Medio oriente e dell’Africa, indiani agnostici e indù con la testimonianza della fede cristiana.
Mauro Valsangiacomo vuole donare il ricavato delle sue vendite ad AsiaNews. E di questo noi lo ringraziamo dal profondo del cuore, perché il nostro lavoro è gratuito e abbiamo bisogno di sostegno. Ma vogliamo partecipare questo dono con le suore trappiste che vivono in Siria, nel monastero di Azeit, che devono ingrandire e riparare il monastero dopo la guerra. Ma esse stesse vogliono aiutare l’ospedale che sta nelle vicinanze del loro monastero, dove la gente, a causa del protrarsi della guerra non ha mezzi per curarsi.
P. Bernardo Cervellera
“Mediterraneo”, opere di Mauro Valsangiacomo, Sala Esposizioni AsiaNews, via Guerrazzi 11, Roma.
Orari: giorni feriali, 15.30-18.30. Fino al 23 dicembre. Informazioni: 00390658320223; email, desk@asianews.it.