Medicina

Sanità in Ticino: il mercato fa gola

centromedico

L’acquisizione della società ticinese PDS Medical SA, che gestisce una decina di ambulatori Centromedico in Ticino, da parte del gruppo elvetico Swiss Medical Network, segna un significativo salto di qualità per la sanità nel nostro Cantone.

L’obiettivo dichiarato – e non può essere altrimenti – è quello di abbassare i premi di cassa malati. Nessun attore nel mercato sanitario svizzero – perché di puro mercato si tratta – vi dirà mai che il suo intervento avrà come conseguenza l’aumento dei premi. Ma davvero sarà così, o non si tratta piuttosto di un salto nel buio? Innanzitutto vediamo di chi si sta parlando.

Swiss Medical Network (che fa parte di AEVIS Victoria SA, quotata in borsa) nasce nel 2002 con l’acquisto della Clinica di Genolier (oggi una delle cliniche private più grandi e redditizie della Svizzera) da parte di Antoine Hubert – imprenditore attivo prima nel campo dei telefonini poi nel settore immobiliare – e di un gruppo di investitori a lui vicini. Da questa località nei pressi di Nyon, nel Canton Vaud, parte un più ampio progetto per creare un gruppo di cliniche private di eccellenza in Svizzera.

Durante i primi anni, Swiss Medical Network si concentra principalmente sullo sviluppo nella Svizzera francese, acquistando strutture come Clinique Générale-Beaulieu a Ginevra o la Clinique de Montchoisi a Losanna. Dal 2010 in poi, Swiss Medical Network continua la sua espansione in altre regioni, in particolare nella Svizzera tedesca e in Ticino, con l’acquisto della Privatklinik Bethanien a Zurigo e della Clinica Sant’Anna a Sorengo.

Parallelamente, Swiss Medical Network inizia a diversificare i propri servizi, includendo anche nuove aree di specializzazione medica e sviluppando servizi personalizzati per pazienti internazionali. La rete ha investito molto nell’innovazione tecnologica, nell’acquisizione di nuove attrezzature mediche e nell’aggiornamento delle infrastrutture ospedaliere.

Nel 2014, dopo aver acquisito in Ticino anche l’Ars Medica di Gravesano, il gruppo tenta di inglobare la Clinica Moncucco, allora in cerca di acquirenti. L’operazione – guidata da Fulvio Pelli, nel frattempo entrato nel CdA di Swiss Medical Network – non riesce per la ferma opposizione della Congregazione religiosa proprietaria di Moncucco che non vuole cedere la struttura non profit ad un impero sanitario che ha come unico scopo quello di fare profitti.

Già, perché nel settore privato della sanità, a differenza di quanto pensa una certa ideologia, non tutti operano per distribuire dividendi agli azionisti. Ci sono realtà, come appunto la Clinica Luganese di Besso, che hanno scopi non profit reinvestendo tutto il ricavo nel miglioramento della struttura, a vantaggio dei pazienti e non degli investitori. Ma questo è un altro discorso…

Swiss Medical Network

Immagine promozionale di Swiss Medical Network (Fonte: Pagina FB Swiss Medical Network)

Nel frattempo, l’espansione di Swiss Medical Network prosegue. Oggi il gruppo gestisce oltre 20 cliniche e ospedali privati in tutta la Svizzera, con più di 2.000 medici accreditati e circa 3.000 dipendenti. E continua a crescere. L’obiettivo della rete è quello di consolidare la propria posizione come leader nel settore sanitario privato in Svizzera e continuare a innovare nel campo della medicina. Strizzando l’occhio, come fanno la Clinique de Genolier o l’Ars Medica, ai pazienti VIP, inclusi governanti, celebrità e uomini d’affari di alto profilo provenienti da tutto il mondo. Le cliniche del gruppo offrono infatti servizi esclusivi come suite di lusso, cure personalizzate e una gamma di servizi che vanno oltre la medicina, come assistenza personale, trasporto in elicottero e concierge.

Qual è però la novità ticinese rispetto ad altre acquisizioni del passato? Dovete sapere che Swiss Medical Network raccoglie in sé attori del mercato sanitario i quali – anziché porsi in concorrenza tra loro – si alleano perché ciascuno ne tragga vantaggio. Basta scorrere l’elenco dei componenti del CdA per rendersene conto. È composto da membri che «hanno una conoscenza approfondita del settore sanitario e insieme possiedono le competenze finanziarie, legali, mediche e politiche necessarie per affrontare le sfide delle operazioni commerciali dell’azienda». Nell’elenco troviamo infatti medici, economisti aziendali, immobiliaristi, albergatori, casse malati (il vertice del gruppo Visana), politici (consiglieri ed ex consiglieri nazionali), gruppi farmaceutici (l’ex consigliera federale Ruth Metzler, che ha lavorato per il gigante Novartis). Spicca, naturalmente, l’assenza di rappresentanti dei pazienti. La cosa è curiosa ma stranamente non stupisce nessuno, dando per scontato che il parere dei pazienti non conta. I primi destinatari delle cure (e della prevenzione) non sono i pazienti: sono i clienti.

Ora, torniamo all’obiettivo dichiarato: abbassare i premi di cassa malati. Davvero sarà possibile raggiungerlo? Occorre dare fiducia, ma ci sono diverse domande che rimangono ancora senza risposta.

Innanzitutto, il costo dell’operazione. Nessuno ha fatto sapere quanti milioni sono stati versati al geniale imprenditore immobiliare ticinese di Morbio Inferiore che nel 2016 ha avuto l’idea di offrire questi spazi a studi medici anziché affittarli a negozi o uffici. Si sa solo che nel 2023 la PDS Medical SA ha registrato un fatturato di 42 milioni di franchi.

Un’altra questione riguarda la volontà – espressa da Dino Cauzza, CEO di Swiss Medical Network dal 2017 e proveniente dall’EOC – di concentrarsi maggiormente sulla prevenzione migliorando il coordinamento delle cure. Come se la prevenzione fosse gratis. In realtà, il mercato sanitario si è allargato trasformando appunto il paziente in cliente, e il cliente non deve necessariamente essere malato per poter far capo alle strutture sanitarie e acquistare i servizi offerti. È la nuova frontiera della politica sanitaria: offrire servizi ai sani perché si ammalino il più tardi possibile. E quando si ammalano, c’è tutto il tempo per curarli (a pagamento).

E ancora: la collaborazione con l’EOC. Ci sono attrezzature di radiologia e risonanza magnetica, per fare un solo esempio, alle quali faceva capo finora l’Ente Ospedaliero cantonale. Da ora in poi come si procederà? Questa collaborazione, anziché avvantaggiare il servizio sanitario pubblico, sarà occasione per quello privato di potenziare quei servizi che l’EOC non è in grado di offrire? Inoltre, i medici di famiglia che faranno parte del modello assicurativo “VIVA”, manderanno i propri pazienti nella struttura privata della rete (Sant’Anna e Ars Medica) e non certo negli ospedali dell’EOC. Il servizio pubblico ne uscirà depotenziato?

Infine, il problema dei costi della salute. Qualche anno fa, il presidente dell’Ordine dei medici, Franco Denti, metteva in guardia nei confronti del Centromedico dicendo che questi centri – poiché gestiti da un immobiliarista – avevano costi superiori rispetto a quelli degli studi di gruppo o individuali. Citando l’Ufficio di statistica faceva notare che su 100 franchi di fatturazione, 90 erano spese amministrative contro i 70 franchi degli studi medici di gruppo. Oggi appare più ottimista, con dichiarazioni rassicuranti perché la struttura è passata da mani immobiliari a mani sanitarie. Ma è davvero così? Non stiamo parlando ancora di immobiliaristi, visto che la casa madre AEVIS Victoria gestisce anche una serie di hotel di lusso in Svizzera e all’estero è una società immobiliare dedicata alle infrastrutture sanitarie?

Luigi Maffezzoli

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