Il ruolo del montatore è centrale nel cinema. Non per nulla i russi negli anni 20 avevano basato le loro opere proprio su questo atto tipico della settima arte.
La seconda giornata de L’immagine e la parola è stata dedicata a questo concetto con la partecipazione di Jacopo Quadri, uno dei più conosciuti e bravi montatori italiani. Tra le sue collaborazioni quelle con Bernardo Bertolucci, Gianfranco Rosi e Marco Bechis.
Quadri ha ripercorso la sua carriera sottolineando il fatto che agli inizi il montaggio era una questione molto artigianale e manuale con la tavola del montaggio e tutti gli strumenti per tagliare e incollare la pellicola. Rilevando, tra le altre cose, come il punto del taglio era quasi sacro. “Non si poteva sprecare troppa pellicola, bisognava essere sicuri di che cosa si tagliava. Mentre oggi, con il digitale, si è persa questo aspetto e implicitamente questa esperienza”.
Ha poi proiettato alcuni esempi di lavori eseguiti per diversi registi. Per esempio per l’Assedio di Bertolucci, avendo la massima libertà da parte del regista, ha voluto agire sul materiale a disposizione rompendo i piani-sequenza con una serie di tagli ad hoc. Invece con Gianfranco Rosi per il documentario girato in India Boatman ha lavorato su un materiale girato per 3-4 anni. In sostanza, tenendo come filo rosso il Gange, ha usato filmati di epoche diverse e li ha ricuciti per trasformarli, narrativamente, in una giornata in compagnia di un barcaiolo. “Lo abbiamo fatto tenendo sempre presente un’idea di base, quella cioè di accompagnare lo spettatore nel film, tenerlo per mano all’interno di quell’opera”.
E parlando di altri film come Il sicario (sempre di Rosi) e di Garage Olimpo (di Bechis) ha tenuto a evidenziare un altro aspetto importante: le pause. “Gli stacchi narrativi dalla vicenda che si sta filmando servono a far respirare lo spettatore, ma nel contempo sono utili anche a sedimentare e a elaborare quanto visto. Sono fondamentali in un film e devono essere studiati bene in quanto possono aggiungere significati e senso alla storia”.
Jacopo Quadri ha poi concluso la sua lezione rilevando come per lui sia importante essere dalla parte dello spettatore. Avere sempre in mente che il lavoro ha come ultimo scopo quello di essere visto. E perciò è utile, una volta finito il primo montaggio, mostrare il film a un gruppo di amici fidati e capire che reazione provoca in loro.
Nicola Mazzi