Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni. (Fernando Pessoa)
Così la pensava Pessoa piuttosto misantropo. Però, l’ho scritto più volte, non è che bisogna sempre mettersi in viaggio per mete esotiche e più lontane sono meglio è, a costo anche di perdere quel che di bello è a due passi di casa.
Ultimamente sono stata a Sessa, un “ridente” (come vecchie guide dicevano, chissà perché) paese di poco più di settecento anime e dotato di un’attività culturale fuori dal comune (o dalla banalità di altri “comuni” similari), una decina di associazioni specializzate nei vari campi, dalla musica ai giovani e anziani, all’animazione natalizia o carnascialesca…, a gallerie d’arte (un paio) e tre musei che hanno attirato l’attenzione (v. l’ultimo numero della Rivista di Lugano).
Un museo è di tipo etnografico generalista, il Piccolo Museo di Sessa e Monteggio che, curato da Angelo Comisetti, in diverse sale espone materiali di ogni tipo riferiti ai lavori e passatempi di una volta, dal calzolaio al ferramenta, al falegname, dal latte alla filanda, alla caccia; dai giocattoli ai vestiti, con ambienti ricostruiti come la cucina.
E poi c’è il Museo della Miniera d’oro, sia la mostra in un’abitazione in centro paese, sia la miniera della Costa di Sessa recentemente aperta alle visite. Due punti di riferimento diventati omaggio a quei lavoratori che si sono spesi in fatica, lasciandoci persino la vita, per ricavare il prezioso metallo.
Nel Museo troviamo oggetti e documentazione, nella galleria Leonilde lunga 375 metri possiamo farne l’esperienza fisica. Sul volantino informativo si legge: “La miniera rappresenta l’unica esperienza possibile per vivere la storia della coltivazione e dell’estrazione di minerali auriferi in Svizzera”.
Infine, di tutt’altro tipo, ma parimenti nato da una passione collezionista e amatoriale, è il Cine Museo 65, ospitato nella residenza ai Grappoli, inaugurato nel 2015 e curato da Rolf Leuenberger: qui intenditori e semplici curiosi possono trovare ogni genere di materiale, dal 1922, riferiti alla settima arte, cineprese, bobine, macchine per sonorizzazione e montaggio, schermi ecc… Con una serie di attività inerenti.
Oltre a godere il bel paesaggio dei dintorni, un tuffo culturale che si ha anche girando per il paese, tra case d’epoca e dipinti sui muri, anche questa è storia. La stagione volge alla fine, ma vale la pena di fare un viaggetto da quelle parti. C’è ancora tanto da scoprire nei dintorni.