Le premesse ci sono e sono ottime nello spettacolo di narrazione di Ferruccio Cainero Socrate e la sabbia, presentato ieri sera al Teatro Sociale di Bellinzona: due ore per raccontare non una storia qualsiasi, bensì quella della civiltà occidentale, dagli inizi su su fino al mondo tecnocratico odierno, passando per i miti che mano a mano hanno arricchito – o meglio, nella prospettiva dello spettacolo, impoverito – questa storia. Un obiettivo, dunque, che si presenta da subito come una sfida, fosse solo quella di intrattenere così a lungo e con una storia tanto vasta il pubblico, ma soprattutto quello di disvelare ai suoi occhi gli inganni in cui l’uomo, lungo la storia, è caduto. Ma accettare una sfida non è vincerla e Cainero purtroppo, questa volta, ci sembra, questa sfida non la vince affatto, diremmo anzi che la perde: partito dall’idea che “non ce la stanno raccontando giusta”, l’Autore tenta di esorcizzare con una risata – che in realtà è mera banalizzazione – una serie di cliché, a suo modo di vedere, propinatici in duemila anni di cristianesimo.
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