Festival

Sorella povertà: limiti, risorse, essenzialità

Il IV Festival della Dottrina sociale nella Svizzera italiana si presenta

Per affrontare la povertà non in modo assistenzialistico ma come vero atto di umanità, Papa Francesco ci ricorda nel suo messaggio per la settima edizione della Giornata mondiale dei poveri (19 novembre scorso) che bisogna «riconoscere le vere esigenze dei fratelli». Le associazioni riunite nella Rete Laudato si’ della Svizzera italiana ritengono che proprio per questo l’attenzione ai poveri non può essere soltanto un compito politico ma deve interessare la società nelle sue varie articolazioni. Tra il mondo della cultura e le religioni, i gruppi del volontariato e le aziende, le istituzioni politiche e le famiglie: tante possono essere le istanze che rivelano problematiche di povertà ed esclusione, collaborando per aiutare, includere e promuovere le persone.

Nello stesso momento, la povertà non deve farci chiudere verso gli altri, gli stranieri e il mondo. Perché proprio la povertà, come la crisi ambientale e la realtà della guerra, sono sfide che possono essere affrontate soltanto se ci comprendiamo tutti come parte di una solidarietà universale. È essa che non solo ci fa percepire la penuria e la miseria altrove, ma ci mobilita anche a cercare insieme i migliori modi come prestare aiuto e trovare vie realistiche che portano fuori dalla povertà. In questa ottica, “sorella povertà” ci accompagna sempre e si appella alla nostra responsabilità. Infatti, il “buon Samaritano” della parabola del Vangelo, non a caso la figura centrale dell’enciclica Fratelli tutti, «ebbe compassione» con la povera vittima e «gli si fece vicino». Nell’enciclica, Papa Francesco delinea così la visione di un mondo “trasformato” da questo principio della fraternità che al cospetto della povertà affronta la sua “prova del nove”.

Più che sorella, comunque, essa era per San Francesco «domina paupertas» alla quale sottomettere tutta la vita: «La santa povertà distrugge tutte le cupidigie, le avarizie e le preoccupazioni di questo mondo». Ciò significa che per San Francesco la povertà non era quindi soltanto un male, ma fu considerata addirittura una virtù. Solo abbracciando la povertà e rinunciando alle effimere certezze che essa offre, si riesce a scoprire la vita nella sua essenzialità e profondità. Per San Francesco la povertà significa mettere la propria vita completamente nelle mani di Dio: e questo può essere un messaggio per tutti noi oggi che spesso cerchiamo di “curare” le ansie, le incertezze del futuro e le paure esistenziali con un attaccamento ai beni, alla ricchezza, alla previdenza, senza considerare che la vita non si lascia mai in questo senso “assicurare”. In questo modo, quando la ricchezza porta alla chiusura del cuore per gli altri e i veri valori umani e spirituali («Non potete servire Dio e Mammona», disse Gesù a proposito), essa diventa un impedimento nella ricerca di una vita autentica. In questa prospettiva, si può intravedere come il messaggio della povertà di Papa Francesco non è soltanto indirizzato ai poveri ma anche ai ricchi: e che dobbiamo ancora comprenderlo fino in fondo nella sua universalità e radicalità.

La povertà come miseria, dunque, va combattuta, mentre come atteggiamento esistenziale e spirituale va cercata. Sono queste le due direzioni, infatti, che intraprenderà il Festival che nel pomeriggio di sabato 2 dicembre tematizzerà presso le Scuole elementari di Massagno la povertà globale e la responsabilità sociale mentre nel mattino approfondisce gli aspetti religiosi e culturali. Una tavola rotonda che ragiona sulle strategie per uscire dalla povertà chiude la giornata. L’introduzione del Festival invece avverrà la sera del 1° dicembre con un docufilm e dibattito, al Cinema Lux, sulla fine del Credit Suisse, dove si condensano come in un punto focale la questione del rapporto del mondo della finanza con la distribuzione della ricchezza, le responsabilità dei nostri sistemi economico-finanziari per il benessere e la povertà – non solo quando funzionano ma anche quando crollano –, e infine la centralità della Svizzera in questo nesso di problematiche. La chiusura nella serata del 2 dicembre invece sarà affidata a un trio della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana che esibirà un concerto di musica barocca.

Il programma completo del festival e tutte le informazioni sui relatori e sulle modalità di partecipazione sono disponibili online.

Markus Krienke

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