Conoscere i luoghi, vicino o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra, è pratica vera, è geografia. (Johann Wolfgang Goethe)
Giugno 2017- Arrivo
Via mare, su un mare uggioso come il cielo, e mi domando se vedrò mai l’azzurro cielo d’Irlanda, la costa francese si allontana… Un paio di volte, nel giugno decantato come il mese più asciutto, lo vedrò. Ma arrivo in un giorno afoso e svuotando la valigia con più vestiti da mezza stagione che estivi, mi chiedo se non ho sbagliato tutto… Invece così non è stato…
Di semafori e cavalli
Quello che conta di meno per i dublinesi (pedoni) è il semaforo acceso sul rosso: neanche per sbaglio aspettano. Li capisco. Dublino è la città dei semafori perché sono veramente tantissimi gli incroci e se pensate che i nostri siano lenti e irrazionali, non avete provato quelli irlandesi: il verde sembra non arrivare mai e quando finalmente si accende, non si fa in tempo a mettere un piede giù che è giallo e nemmeno un centometrista riuscirebbe ad attraversare la strada più stretta senza beccare di nuovo il rosso. In compenso gli automobilisti sono calmissimi, anche quando sarebbe il loro turno lasciano passare: durante il mio soggiorno avrò sentito il clacson un paio di volte. Stando così le cose, l’incidente più grave che può capitare è di essere investiti da un cavallo… Proprio così, quelli turistici con carrozzina s’infilano ovunque, anche nelle aree prive di auto e se c’è rumore, musica in strada, non senti il “clip-clop” e rischi di trovarti faccia a muso dell’equino… Penso che essere travolti da un cavallo, piuttosto che da un’auto… Sarà più chic, ma non farebbe differenza.
Stocker e le tasse
Quando si scopre che Bram Stocker (eh sì, irlandese pure lui), il creatore del principe dei succhiasangue, lavorò negli uffici erariali di Dublin Castle, ironia e battute sorgono spontanee soprattutto tra gli italiani: che il “collega” (era critico teatrale a metà tempo) abbia tratto qui la sua ispirazione?
Targhe, storia e letteratura
Nazionalista e patriottica, non si lascia sfuggire nemmeno uno dei nomi dei suoi figli diventati più o meno famosi: basta che abbiano trascorso anche solo un mese in una casa, per meritarsi una targa-citazione di cui è seminata Dublino. La sua antologia culturale (dalla scienza alla narrativa) la si legge sui muri, mentre nei musei si possono approfondire soprattutto le vicende rivoluzionarie, in primis quella della Pasqua 1916 di cui noi sappiamo poco, ma basta un giro a Dublino perché il suo racconto diventi come un tormentone, tra statue, fotografie, ogni tipo di commemorazione e documentazione.
Il Nord
Stiamo viaggiando verso nord, abbiamo lasciato Dublino da meno di un’ora e se me ne fossi dimenticata ci pensa il mio cellulare a ricordarmelo: “Benvenuti nel Regno Unito” (quello italiano, quello svizzero preferisce sciorinarmi cifre ed offerte roaming, come ogni volta che si passa una frontiera). I miei amici irlandesi scherzano: “Fuori i passaporti”… Beh, non è ancora il caso ma, forse, un domani. È certo che d’ora in poi, qualsiasi cosa si compri, arriverà la domanda: “paga in sterline o in euro?”. Nessuno si sogna di cambiare viaggiando nell’Ulster, ma siamo comunque in un altro stato. Intanto, Belfast (passata da una gloriosa avventura industriale ai tragici eventi che la resero una delle B da evitare) cerca di riprendersi dalla crisi, puntando sulla sua maggiore attrazione turistica: il Titanic, facendosi vanto di quello che a rigor di logica dovrebbe essere considerato un vergognoso fallimento, la costruzione di una nave tutt’altro che inaffondabile…
Blu d’Irlanda
Per essere verde, l’Irlanda è verde, ma il suo colore ufficiale è il blu: basta visitare il castello di Dublino o St. Patrick per rendersene conto. E allora, tutta questa “verdizzazione” da dove viene? Revival celtico? Neanche per idea. Viene da dire per parafrasare Humphry Bogart: “È il marketing, bellezza”. Nel dopoguerra ad iniziare dalla compagnia aerea, Air Lingus, ecco lanciata la campagna “Isola di smeraldo”. Da lì tutto è diventato verde, ogni manifestazione, ogni oggetto da sbolognare ai turisti, vestiti, santi e trifogli… Non ho nessun verde, penso, ma ho del blu.
Cattolici e protestanti
Tutto ci parla dell’eterna rivalità: il Trinity college (fondato nel 1592) è nato per evitare che i dublinesi protestanti, dovendosi trasferire sul continente per studiare, entrassero in contatto con ambienti cattolici. Quella prestigiosa università fu frequentata, tra altri famosi, da Swift, Wilde e Beckett. Ma poi quando volle aprire le sue porte anche ai cattolici, fu Roma a porre un divieto, pena la scomunica (ancora nel 1970).
La più grande e maestosa chiesa, St Patrick, è protestante, in un paese a maggioranza cattolica… Mi dice una guida: vengono qui a visitarla molti cattolici stranieri e quando si accorgono dell’equivoco se ne vanno indignati… Prendiamola almeno come una visita culturale, e cerchiamo anche le più discrete e defilate chiese cattoliche…
(Continua)