Ogni crisi porta con sé peculiari modalità di arrangiarsi, di trovare soluzioni alle nuove situazioni.
Ad esempio: le frontiere sono ancora chiuse, vi serve però un prodotto d’urgenza, magari una medicina che non si trova in Svizzera e a cui siete abituati o che va bene per voi e di solito l’acquistavate in Italia? Eh, sì, può succedere anche questo, nonostante la nostra industria farmaceutica e la ricchezza di prodotti, peraltro molto più cari che oltre confine. Ebbene, recatevi alla dogana, magari per praticità prendete il trenino che vi porta a Ponte Tresa (e che troverete quasi vuoto). E poi a piedi attraverserete il ponticello, esporrete la questione ad un gentile doganiere italiano che vi dirà che non potrete entrare ma vi darà il numero della farmacia di Lavena Ponte Tresa. Telefonerete, aspettate qualche minuto lì, al confine, e arriverà qualcuno con il prodotto richiesto che potrete pagare in contanti (con il resto già stabilito). Tutto qui, rapido, pulito, pratico (se non avete euro, camminando dalla stazioncina di Ponte Tresa verso la dogana, troverete diversi uffici di cambio, aperti). Adesso potrete rientrare.
Cambiando argomento, ci stiamo avviando verso la fase 2 e proprio non riesco a capacitarmi del fatto che i primi ad avere il permesso di aprire, seppur a certe condizioni, siano parrucchieri, estetisti, laboratori di tatuaggio, sia perché non mi sembrano così assolutamente essenziali, con tutto il rispetto per questi lavoratori (non sarebbe più utile trovare un paio di occhiali?), sia perché sono proprio quelli che in ogni caso devono praticare il contatto più ravvicinato. Nelle altre nazioni apriranno probabilmente per ultimi. È da sconsiderati. Le mascherine? D’accordo, ma dato che ogni volta che sono andata a farmi lavare i capelli, mi hanno bagnata anche buona parte della faccia, perché capita così, l’idea di avere una mascherina inzuppata addosso non mi va proprio e non so se sarà ancora utile…
A proposito ancora di mascherine: sarebbe ora di finirla con la storia che non le sappiamo usare e che potrebbero far sottovalutare tutte le altre precauzioni. Solo gli svizzeri sono degli imbecilli? È certo che sono un’utilità in più insieme a tutto il resto, alla distanza sociale, al disinfettarsi le mani, ma se gli studi medici oggi accettano pazienti solo se muniti di mascherina vorrà pur dir qualcosa. E sui mezzi pubblici? Meglio allora indossarle sempre che continuare a mettere e togliere che è anche poco igienico. Piuttosto ci vorrebbe una sorveglianza sulla giungla dei prezzi, a volte, al limite dell’estorsione.
Manuela Camponovo