Con le sue luci viola e gialle, lo si trova subito, a Potsdamer Platz, il Deutschlandmuseum. Quale luogo migliore a Berlino – la piazza è famosa in tutto il mondo come crocevia di una città un tempo divisa in due – per ripassare la storia tedesca? È di questo che si occupa, in maniera interattiva e ludica, la mostra esposta su più piani che consente un’immersione totale nei secoli e nelle dodici date chiave della Germania. L’ingresso al Deutschlandmuseum promette già bene. Ci si addentra in una foresta primordiale che rappresenta la Germania dei romani. Siamo nell’anno 9 d.C. I Romani si riferivano agli abitanti della terra come tribù germaniche – anche se queste non rappresentavano un’unica entità. Balzo temporale di diversi secoli. La seconda stanza ripercorre l’epoca di Carlo Magno, padre dell’Europa e dunque dei tedeschi. Dopo la fine del dominio romano, i Franchi crearono un impero cristiano nell’Europa occidentale e centrale.
Sotto Carlo questo territorio visse un periodo di splendore culturale. Con la sua incoronazione a imperatore, Carlo Magno succedette agli imperatori romani dell’Antichità e fece costruire la magnifica cappella di Aquisgrana, dove riposa e dove nei secoli più di trenta re tedeschi furono incoronati. Tre secoli dopo ci si trova nella bottega di uno stampatore. Nel 1517, il monaco Martin Lutero avviò la Riforma protestante, che portò a una spaccatura del cristianesimo. L’impatto del monaco agostiniano fu tale grazie, soprattutto, all’invenzione della stampa da parte di Johannes Gutenberg. Notizie e opinioni si sarebbero diffuse molto più velocemente. E con esse le guerre. Il culmine dei conflitti fu la Guerra dei Trent’anni. I danni economici e le perdite di popolazione in Germania furono devastanti. La stanza dell’Illuminismo è dedicata a Federico il Grande, sovrano astuto e tollerante. Ma anche a Immanuel Kant e ai suoi seguaci.
In quest’epoca, il cosiddetto classicismo di Weimar ha prodotto le opere più famose della letteratura tedesca – da Wolfgang Goethe a Friedrich Schiller. Un’altra stanza del Deutschlandmuseum è dedicata all’unione dei territori tedeschi. Nel 1848, il diffuso malcontento della popolazione portò ad un periodo di rivoluzione. Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte – che aveva sciolto il Sacro Romano Impero nel 1806 – si formò al Congresso di Vienna la Confederazione Tedesca, un’unione di Stati un tempo divisi. La libertà dei cittadini fu nuovamente limitata. Il nuovo sentimento nazionale si rifletteva nei colori nero, rosso e oro. Dopo il 1848, i principi consolidarono il loro potere. Otto von Bismarck spinse per la fondazione di uno Stato nazionale, dopo la “guerra fratricida” con l’Austria, battuta a Königgrätz nel 1866. La soluzione della Grande Germania era fuori discussione. Venne quindi fondata la Confederazione Tedesca del Nord.
Dopo la vittoria contro la Francia, nel 1871 nacque l’Impero tedesco e il re prussiano Guglielmo I fu nominato Kaiser nella Sala degli Specchi di Versailles. Fu il preludio di mezzo secolo di armistizio tra Parigi e Berlino. Perché – eccoci in un’altra stanza: un sistema di trincee buie – nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Cinque grandi potenze erano protagoniste in questo periodo: l’Impero tedesco e l’Austria-Ungheria contro Francia, Russia e Gran Bretagna. Altro che la grandezza internazionale aspirata da Guglielmo II. La neonata Repubblica di Weimar portò i tedeschi alla democrazia. Sono gli anni d’oro di Berlino capitale mondiale della cultura. La mostra si propone in una strada con negozi, cinema e anche la celebre carriola con i marchi svalutati. Il trattato di Versailles attribuì la colpa della Grande Guerra esclusivamente ai tedeschi, che si videro mutilati alcuni territori storici ad Est.
Era l’inizio della fine. I reazionari si agitarono contro il trattato. La sinistra trovava lo Stato troppo “borghese”. L’inflazione dilagante aggravò le difficoltà economiche. La situazione si calmò solo nel 1924. La crisi economica mondiale del 1929 pose fine agli “anni d’oro”. La disoccupazione di massa e gli errori politici del governo portarono a una crisi nazionale. Stanza numero dieci: il Terzo Reich. È la stanza più buia per il capitolo più buio della Storia del paese. Adolf Hitler fu nominato Cancelliere del Reich il 30 gennaio 1933. In pochi mesi, i nazionalsocialisti trasformarono la democrazia in una dittatura. La propaganda prese piede, l’oppressione degli ebrei riscosse enormi consensi, fino all’Olocausto. La Seconda Guerra Mondiale iniziò con l’invasione della Polonia nel 1939. E la Wehrmacht conquistò l’Europa settentrionale e occidentale. L’URSS fu invasa nel 1941. I tedeschi commisero innumerevoli crimini atroci in tutta l’Europa orientale.
Capitolo successivo: la Guerra Fredda. Nell’esposizione ci si trova in un appartamento tipico della Germania del tempo. Un paese prostrato. Occupato ad Est dall’URSS, a Ovest da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. 12 milioni di tedeschi furono espulsi dall’Est. I danni di guerra erano enormi e nel 1948, Mosca bloccò Berlino Ovest. Nelle tre zone occidentali, nel 1949 fu fondata la Repubblica Federale Tedesca, con sede del governo a Bonn ed un’economia di libero mercato. Dalla zona orientale emerse la DDR, da cui scappano oltre 2,8 milioni di persone prima che Walter Ulbricht decise di erigere un muro intorno a Berlino Ovest. Le finestre delle case vicine furono murate e i cittadini della DDR non potevano più attraversare il confine, mentre la RFT divenne il Paese economicamente più potente d’Europa. Negli anni Settanta, la crisi del prezzo del petrolio e l’inizio della globalizzazione causano problemi economici.
I protagonisti della penultima stanza del Deutschlandmuseum sono Willy Brandt e Helmut Kohl. Anche la DDR si stabilizzò … Ma nell’insoddisfazione dei cittadini nei confronti dello Stato. L’attenzione si concentrò sull’industria pesante e sui prodotti chimici. Il debole sviluppo economico e gli investimenti sbagliati nella microelettronica portarono il paese sull’orlo dell’insolvenza. E il 9 novembre 1989 il Muro si sgretolò. Dodicesima ed ultima stanza. Ci si trova in un vagone della metropolitana o S-Bahn moderna di Berlino. Il 3 ottobre 1990 la DDR entra a far parte della RFT. Nel 1992, la Germania unita fondò l’Unione Europea insieme ad altri undici Paesi. Una nuova fiducia nazionale fu evidente nello sventolio di bandiere ai Mondiali di calcio del 2006 in Germania. A quando la prossima stanza? È presto per dirlo. Solo il futuro mostrerà – anche al Deutschlandmuseum – come la democrazia tedesca saprà affrontare le numerose sfide e crisi del XXI secolo.