14 luglio – Semplicemente, ma l’emozione è stata tanta al punto che passeggiando per le vie di Vladivostok mi sono sentita come svuotata. Ma andiamo per ordine. Avrei voluto aprire gli occhi al primo chiarore dell’alba, ma ho fatto tardi ed è suonata la sveglia alle 6. Un occhio al finestrino per non perdersi nulla dell’arrivo e un altro ai bagagli da preparare, cercando di non dimenticare qualcosa anche se lo spazio è piccolo. E quando si scorge l’Oceano Pacifico è ancora un altro carico di brividi e poi si contano i chilometri segnati sui cartelli… 9249… 9288… Le 7.05. Il treno si ferma, tutti scendono. In orario perfetto.
Lascio il mio scompartimento, anche questo viaggio con le ferrovie russe mi ha insegnato qualcosa: che c’è provonidtsa e provonidtsa, rispetto allo Zarengold, questa era veramente sola e non si capiva quando potesse dormire, a volte alle fermate arrivava trafelata e assonnata, faceva il minimo indispensabile. Mai cambiato i letti, giorno e notte, pulizia l’indispensabile. Sul cibo del ristorante meglio sorvolare, docce, asciugamani, pasti, tutto a pagamento, eppure era un treno “firmato”, vagone di prima classe. Ma ormai è il passato.
Visito la bella stazione, osservo una locomotiva che ha lavorato durante l’ultima guerra e, soprattutto, il monumento eretto per ricordare la fine della costruzione di questa eccezionale linea. Con la targa e il numero: 9288… Finisce qui la mia avventura. Il tempo è diventato più denso, ha avuto un altro ritmo, non solo quello dei 6 giorni. Sono triste e allegra insieme. Ho realizzato un sogno.
Aggiungo che Vladivostok l’ho trovata desolante, dopo le glorie del summit 2012, che ha lanciato soprattutto le infrastrutture, sembra abbandonata se stessa, casermoni sovietici, palazzi scrostati che possono narrare soltanto una pallida gloria trascorsa, un modernismo già in qualche modo ingrigito attorno a progetti mai finiti. La paragonano a San Francisco ma della città statunitense ha solo il saliscendi delle strade e le scalette di ferro che spesso conducono alle abitazioni. Anche il lungomare ha conosciuto tempi migliori. Non fa molto freddo ma il cielo plumbeo contribuisce a quell’atmosfera di malinconica decadenza. Visiterò qualche museo, durante il mio soggiorno di tre giorni. Ma questi saranno altri capitoli dei miei viaggi.
7. Fine