Susanna Tamaro si ritira dalla vita pubblica. L’annuncio lo ha dato in occasione della festa per il suo sessantaduesimo compleanno, tenutasi giovedì 12 dicembre a Orvieto e alla quale aveva invitato i suoi lettori attraverso un annuncio sulla sua pagina Facebook. «Come sapete soffro della sindrome neurologica di Asperger, che porta ad una grande alterazione delle percezioni, e che dopo i 50 anni ha cominciato a peggiorare e peggiora sempre di più», ha spiegato la scrittrice. «Provoca grande confusione e non permette di analizzare quanto accade intorno a sé. Per me muovermi, prendere il treno, dormire in un albergo, mangiare in un ristorante, sono diventate cose impossibili. Cioè, le posso fare ma con un prezzo per la salute spaventoso. Questo vuol dire che se le energie le spendo tutte per andare in giro, poi non posso più scrivere. Io adoro incontrare le persone, quindi finora l’ho fatto con piacere. Però, a questo punto della mia vita non ho più energie da impiegare in queste attività».
Da qui, la sofferta decisione di ritirarsi a vita privata nella sua casa di Porano, nei pressi di Orvieto, e non viaggiare più per incontri, conferenze, dibattiti, o per incontrare ragazzi nelle scuole. «Ho ricordi bellissimi. Ma in questo momento della mia vita non ho più le forze per farlo. Scelgo quindi di rimanere a casa e di darvi un altro bel libro». La scrittrice triestina vive da molti anni in Umbria dove ha ritrovato la quiete che le permette di conciliare la sua attività ispirata dalla natura e dalla musica: «Sono una musicista mancata. Ma è solo la musica che ho dentro che mi permette poi di creare. Per me scrivere è musica».
La festa di compleanno è stata fortemente voluta non solo per salutare un’ultima volta il suo grande pubblico, ma anche per festeggiare i trent’anni dall’uscita del suo best seller Va’ dove ti porta il cuore, il libro che con 16 milioni copie è il più venduto in Italia negli ultimi decenni. Per l’occasione, ha donato alla Fondazione Luca e Katia Tomassini, fondatori del Vetrya Corporate Campus di Orvieto, azienda leader nel campo dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale, il Mac originale del 1992 con il quale ha scritto il suo successo editoriale più conosciuto, e che ora è diventato un pezzo significativo di una già ricca collezione.
L’evento è stato per noi anche occasione per ascoltare da lei alcuni momenti significativi della sua carriera di scrittrice: la scoperta, semplicemente aprendo il giornale, che il suo Va’ dove ti porta il cuore era primo in classifica nelle vendite dopo sole tre settimane, e sarebbe rimasto al vertice per anni, tradotto in tutte le lingue (segno, ci ha detto, che «ha toccato qualcosa dell’umano che lega tutti gli esseri umani»). L’odio fomentato per anni da alcuni giornalisti nei suoi confronti («Ho ricevuto anche minacce di morte, in un tempo dove ancora non c’erano i social. Questo odio mi ha tolto quella gioia che avevo di scrivere che non ho più ritrovato»). I tanti soldi arrivati da non sapere cosa farne («Vivo di poco, mi angosciava averne tanti. Per questo ho ceduto tutti i miei guadagni ad una Fondazione con sede a Zurigo, per realizzare progetti di sviluppo in favore delle donne»).
Incontrare Susanna Tamaro è piacevole e arricchente. Lo sanno bene la molte persone che un anno fa sono venute ad ascoltarla nell’auditorium dell’Università di Lugano intervistata da Ferruccio De Bortoli. Pensare di non vederla più in pubblico sarà per molti difficile da accettare. Una consolazione per la Svizzera italiana: non è escluso che possa un giorno tornare sul Monte Tamaro che qualche anno fa ha scoperto grazie ad alcuni amici ticinesi.
Luigi Maffezzoli