Ieri sera al Teatro Foce di Lugano, davanti ad uno sparuto gruppetto di astanti (un vero peccato) è andato in scena il primo atto di una serie di incontri (come annunciato) proposti dalla Movimart Lagotina, Linguaggi universali, un viaggio sincretico e sinestetico tra suoni, parole e movimento. Le percussioni e altre suggestioni sonore di Ivano Torre che si divide tra gli echi cristallini, squillanti, ora metallici, ora liquidi, della “rastrelliera” di piatti utilizzati come tasti dodecafonici dalle evocazioni mistiche e cerebrali, e le profondità ctonie dagli accenti tribali (che rimbalzano sul cuore) dei tamburi e della batteria, in variazioni ritmiche e vibranti effetti visionari, sciamanici, tali da anticipare, o accompagnare o commentare la parola. La parola è quella di Gilberto Isella che legge da un suo testo inedito, Che fai tu qui? – Confluenze espressive, portandoci in un percorso vertiginoso nelle pieghe poetiche, là dove, dalle origini alla più azzardata avanguardia, la natura (minerale, animale, umana…) è colta nella sua complessità e multimedialità sensoriale.
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