La Markus Zohner Arts Company ha ideato un grande progetto teatrale multipiattaforma, Totentanz. La Quarantena, lanciato il 1° aprile 2020 e in programma sino al 10 maggio 2020. Il progetto artistico, concepito e diretto da Markus Zohner, si articola in 40 puntate: ogni giorno, sul sito Totenta.nz, si possono scoprire le storie di quattro personaggi che sono bloccati nelle loro case a causa del coronavirus: Michele (Luca Massaroli), Sofia (Alessandra Francolini), Giorgia (Patrizia Barbuiani), e Traugott (David Matthäus Zurbuchen). Per ricevere quotidianamente una newsletter con i loro diari, le lettere, le foto, i video e gli audio basta iscriversi alla mailing list della compagnia teatrale o seguire la pagina Instagram di Markus Zohner.
Le prossime prove aperte avranno luogo martedì 5 maggio alle ore 09:30. Se vuoi sostenere PETRUSKA, associazione artistica senza scopo di lucro e promotrice di questo progetto, trovi tutte le informazioni qui.
Michele
Hashish
La giornata era calda e soleggiata, ma non permetteva ancora di fare il bagno nell’acqua gelida. Dopo aver mangiato giravamo per il paesello sul lago con occhiali da sole, non tanto per la luce ma per evitare che lo sguardo indiscreto dei passanti notasse il rossore esagerato dei nostri occhi.
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Sofia
Crescendo
Un giorno mi sono avvicinata ad una di quelle cuffie da cui potevi sentire le nuovo uscite e me lo sono messe. Ricordo d’aver sentito una musica assurda, confusionaria, apparentemente senza armonia e con delle voci gracchianti e incomprensibili. Erano le Spice Girls.
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Giorgia
Nomen Novum
Il più grande spazio da scandagliare è però quello che sta dentro di me. È lì il grande viaggio. Così mi sono tolta i tacchi e ho messo le pantofole. Attraverso il silenzio, la solitudine forzata, l’immobilità ho percepito il mio corpo e con lui ho esplorato la mia anima. Ho a disposizione una macchina magica che mi porta in giro, mi permette di pensare, trovare soluzioni ma non la conosco. Hanno dimenticato di darmi il libretto delle istruzioni.
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Traugott
Saufutter
Ruth! Mi è passato per la testa, anche se avevo subito visto che non era sua, la calligrafia. Forse l‘aveva mandata un figlio, o suo marito perché la calligrafia era maschile. Ma, una volta tornato nell’appartamento – ero fuori fiato per le scale, sentivo ancora la debolezza della convalescenza- seduto al tavolo in cucina e aprendo la busta, vedevo che il contenuto non c‘entrava con lei.
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