Commento

Ultimi validi discorsi del centenario Morin

Sociologia, filosofia e letteratura s’incrociano quando si parla di Edgar Morin, che ad oltre un secolo di vita è ancora lucidissimo, come dimostra il suo Ancora un momento (Raffaello Cortina Editore 2024). Un testo intimo, a cavallo tra la sua lunga biografia che si fonde con la storia degli eventi più importanti del secolo scorso, fino al giorno nostri. L’autore parte dallo «stupore di vivere: non solo di essere ancora in vita a centouno anni, ma semplicemente di essere un vivente in seno alla vita». È la Terra che lo stupisce: una auto-eco-organizzazione. «Tutto mi stupisce: la mia vita, la vita, il mondo». Che ne sarà della Terra, dell’avventura umana dopo la morte? «Il mio Io soggettivo e il mio Io oggettivo scompariranno simultaneamente e questo annientamento sarà, contemporaneamente, quello del mondo in me». «Non so davvero perché sono diventato centenario», spiega l’autore.

Alimentazione sana, sport, passione, lavoro, amore, amicizia … «Ho conservato le aspirazioni della mia adolescenza, perdendone le illusioni. Dai ventidue anni, impegnato nella Resistenza, ho acquisito il senso di responsabilità dell’adulto». Morin spiega di come abbia tentato di realizzare la sua missione di intellettuale nell’analisi della complessità dei problemi. Secondo lui, l’intellettuale deve cercare di decentrarsi, promuovere idee, salvaguardare l’etica, riflettere sull’impoverimento culturale. L’intellettuale deve «resistere a tutte le forze che degradano la Riflessione». Ma anche resistere alla barbarie. Essere un intellettuale è darsi una missione di cultura. Tutto ciò che ignora o disdegna le scienze umane è frutto della barbarie intellettuale». Riflessioni che procedono attorno alla questione della conoscenza e della coscienza. «Chiamiamo ognuno alla presa di coscienza necessaria e aspiriamo alla sua generalizzazione affinché i grandi problemi siano trattati finalmente su scala planetaria». Poi riflessioni su vita, sofferenza e morte.

«Non dobbiamo nemmeno opporre l’universale alle patrie, ma legare in modo concentrico le nostre patrie (familiari, regionali, nazionali, europee) e integrarle nell’universo concreto della patria terrena […]. Ogni cultura ha le sue virtù, le sue esperienze, le sue saggezze, così come le sue carenze e ignoranze […]. La ricerca di un avvenire migliore deve essere complementare e non antagonista delle risorse del passato». Morin individua le sfide presenti nelle società e nell’umanità, includendo la carenza di progresso tecno-economico, l’avanzamento delle tecno-scienze, la crescita della tecno-burocrazia, i problemi dell’urbanizzazione globale, gli squilibri economici e demografici, i declini nella democrazia, la frammentazione etnica. Interessanti le riflessioni sul socialismo, che «aveva lo scopo di democratizzare il tessuto della vita sociale; la sua versione sovietica ha soppresso ogni forma di democrazia e la sua versione socialdemocratica non ha potuto impedire le regressioni della democrazia».

Oggi il pianeta è in crisi secondo l’autore. Il declino del progresso colpisce l’intera umanità, causando fratture ovunque, disgregando le comunità e promuovendo un ritorno a visioni particolaristiche. «Civilizzare la Terra, trasformare la specie umana in umanità, diventa l’obiettivo fondamentale e globale di ogni politica che aspiri non solo a un progresso, ma anche alla sopravvivenza dell’umanità». Polarizzazione, globalizzazione, ma anche esclusione e marginalizzazione dei legami sociali trovano le loro criticità nel contesto attuale. Morin non rinuncia alle soluzioni a tratti utopistiche. Bisognerebbe «promuovere una nuova governance urbana, inclusiva e partecipativa, composta da autorità municipali e nazionali elette, professionisti qualificati (architetti, urbanisti, sociologi, psicologi ecc.), un campione della popolazione per età, genere e professione». Morin conclude auspicando una rinascita della responsabilità generale per una politica di civilizzazione e parla di autoriforma del consumo e dei comportamenti individuali.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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