Non poteva iniziare meglio la quarantesima edizione del Festival di Poletti, sia per l’affluenza di pubblico al Teatro Foce di Lugano, da esaurito (e al primo appuntamento non sempre è così, considerata anche la tiepida giornata autunnale), sia per l’entusiasmo tributato agli ospiti storici che si sono esibiti con i loro più classici numeri, sia ovviamente per la qualità delle proposte.
Ha rotto il ghiaccio l’argentina Valeria Guglietti, un’artista delle mani con le quali riesce a creare ogni tipo di figura, dalla sua postazione dal vivo, attraverso la quale si assiste anche al genere di manipolazioni. A mani nude, oppure servendosi di qualche oggetto… Una carrellata di animali che prendono improvvisamente vita sullo schermo bianco, pappagallo, mucca, elefante, gufo, coniglio, ranocchio, coccodrillo… persino due scimmie. Ombre e ombre cinesi, come nel cavaliere sul cammello. Per terminare, nella musica da Odissea spaziale, con l’emergere del marziano E.T. Guglietti ha portato anche un librettino che, oltre a narrare la storia delle ombre, che hanno una radice legata a rituali mistici e religiosi, mostra le varie tecniche, dando magari qualche spunto ai bambini per cercare di riprodurre almeno le più semplici figure. Un’ottima idea per un laboratorio. Tanto erano proprio i piccoli a riconoscere immediatamente le immagini. Un antipasto, le cui abilità rivedremo nella nuova creazione, domani alle 16 (Ombre cinesi: leggende di Roma).
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