Sono due. Due loro, gli artisti/conferenzieri in scena – o, piuttosto, alla scrivania – e due sono anche le partizioni musicali attorno alle quali ruota lo spettacolo. Un’esilarante messinscena (solo apparentemente iper statica) del costruirsi, modificarsi, censurarsi e ricomporsi degli embrionali meccanismi comunicativi alla base di un qualsivoglia scambio. Il concetto stesso di teoria prende forma: la si vede rotolare fuori dai dialoghi quasi fosse materia viva. Raffinatezza e misura garantiscono un pericoloso – qui efficace – scambio fra le parti(ture): la forma eletta a contenuto, il contenuto servo ironico della forma.
Mar. C.