Riscoprire la poesia orelliana come poiesis che «nasce dalla realtà», dalla concretezza della vita, dalla bellezza di un incontro inatteso o, viceversa, dalla bruttura di un paesaggio che il poeta constata inaridito, reso sterile da una industrializzazione imperante, svuotato della sua anima, dimentico delle sue origini, eppure, immancabilmente, fonte di nuova ispirazione. È l’invito che viene posto a qualsiasi lettore che si avvicini a una poesia fondamentale come Foratura a Giubiasco, scritta e poi confluita, nel lontano 1977, nella seconda grande raccolta poetica di Giorgio Orelli Sinopie. A leggerla e interpretarla, per il pubblico ticinese, lo scorso 3 ottobre presso l’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana, Fabio Pusterla, oltre che poeta, professore presso l’Istituto di Studi italiani, che ha inaugurato con questa serata un nuovo ciclo di incontri dedicato ai poeti del Novecento. Iniziativa voluta, come ha spiegato Stefano Prandi, Direttore dell’Istituto, per «approfondire i poeti del Novecento, in particolare gli autori di una poesia post-montaliana: non in senso cronologico, ma come una inaugurazione di nuovi percorsi, di nuove strade, di nuove posture poetiche rispetto al percorso compiuto da Montale».
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