Un omaggio delicato e commovente, quello di ieri sera, al clown Dimitri all’omonimo Teatro di Verscio. Sul palco i musicisti Roberto Maggini e Pietro Bianchi insieme a un ospite d’eccezione: il direttore del coro della RSI e dei Barocchisti, Diego Fasolis.
Sulle note della musica tradizionale della Svizzera italiana (dai canti popolari della Capriasca alle canzoni che la mamma di Maggini cantava nella sua infanzia), l’inedito trio si è ricongiunto in nome di una lunga amicizia per ricordare un uomo che per il teatro ha nutrito una grandissima passione, diventando uno dei clown più brillanti del nostro tempo. Con grande cuore riusciva non solo a fare ridere il suo pubblico ma anche a commuoverlo profondamente; altrettanto è accaduto, secondo questo spirito, anche ieri sera, dove l’unico a mancare sul palco sembrava lui. “Quando qualcuno ti trasmette una canzone, ricevi con essa in consegna anche la persona che te la trasmette; così per ogni maestro e ogni persona che abbiamo incontrato sul nostro cammino e ci ha permesso di comporre questo repertorio”, hanno spiegato i musicisti.
Il presente ha magicamente dialogato con il passato: in diverse canzoni le note dei tre musicisti si sono unite con quelle di Dimitri, rievocato sullo sfondo con dei video delle sue migliori esibizioni. Tanti gli applausi e tante le emozioni, anzitutto di riconoscenza, non da ultimo per la moglie Gunda, presente in sala, con la quale il clown “ha saputo costruire qualcosa di davvero interessante che continua a piacere moltissimo”, come ha detto un commosso Bianchi. E sempre Bianchi, ad un certo punto, tra un canto e l’altro, ha svelato la chiave della serata, raccontando di un suo incontro con un frate al Bigorio: “Gli ho chiesto – ha raccontato – che cosa fosse, per lui, uomo di Dio, la cosa più importante nella vita e la sua risposta è stata inequivocabile: l’amore”. Quello stesso amore e quell’affetto che manterranno Dimitri vivo per sempre.
Laura Quadri