Un’inedita Margherita Coldesina
Venerdì alla galleria Rasica di Madonna di Tirano si è svolto un incontro con l’autrice e attrice ticinese Margherita Coldesina che ha presentato le poesie inedite di Non Biancaneve. Ne proponiamo il resoconto.
(…) Silenzio. Lo spettacolo è iniziato! Silenzio assoluto. Un cane guaisce, richiede attenzioni. È il suo. Oppure è lei, sua? Il cane non potrebbe dire ma, per ora, è il solo a rompere il silenzio e a comunicare un sentimento intelligibile. E non si pensi che sentimento sia eccessivo per un cane, visto che al mio, Margherita ha dedicato la raccolta Povera mucca (la Vita felice, Milano – 2019), nel quale si chiede se adesso gli animali cambino verso. In questo senso sembra nutrire qualche speranza, e gli esseri umani non ne abbiano a male. Personalmente, ne sono lusingato.
Apnea, dunque. Il pubblico intercetta l’artista sulla frequenza del secondo canale della Radiotelevisione della Svizzera Italiana, senza apparecchiature radio. Oggi è tutta sua. Va in onda un’altra serata delle tante di cui Valerio Righini beneficia i suoi ospiti. In scena va la voce delle piccole cose, senza sponde né sottofondo musicale a colmarne le pause. E così ha ragione Margherita quando esordisce affermando che nulla può importarle delle vacanze che, per quest’anno, sono finite sia pure in un rigurgito d’estate, ma quando si possiede una sedia come la sua, una comune sedia dove sedersi a osservare il cielo e volare via senza porsi limiti, posarsi qua e là, saltare sulle parole, frantumare le frasi, voltare le pagine, tutto torna puro, come afferma Fabiano Alborghetti nella prefazione dell’opera; e la realtà greve che impolvera le ali di Margherita, sfarina nello spazio sconfinato dell’immaginazione, alle altezze vertiginose del sogno. L’artista vede con gli occhi di un bimbo che rimbalzano sulle cose che si sovrappongono alle cose e alle cose…
E lo vorrebbe, un bimbo, Margherita. Anzi, una bimba di nome Olivia. L’ha confessato. Le ha fatto posto sul calendario, si scanserà lei dalla casellina generazionale. Infatti, questa sera, il tempo trascorre a un’altra velocità, Margherita Coldesina interrompe la cronologia e i limiti spaziali della cantina–atelier, prende il pubblico per mano e lo conduce con i suoi uccelli all’infinito. Loro ci passano, assicura. Ma sono creature (taglierini), insiste, che tagliano il blu, non carne. Non guerre. Tanto per tornare coi piedi per terra, che non è solo guerra, ma anche casa. Valposchiavo, Ticino, Milano. È il lessico familiare che, agli albori della sua luminosa carriera teatrale, si augurava per lei, con domestica saggezza, un futuro di rassicurante convenzionale solidità, un cantuccio al riparo dalle oscillazioni della fortuna. Chi avrebbe immaginato che le ali di Margherita Coldesina fossero già dispiegate anche al vento della poesia? Impennata della fortuna! The bird has flown, direbbe John Lennon. Del resto nella bella stanza di legno norvegese non c’era una sedia per sedersi e guardare il cielo.
Enrico Beretta