Pesare me stessa, senza valigia e con valigia… Sì, ci sto. Posso anche portare una borsa non superiore ai 5 chili. Ma la guida giapponese è troppo voluminosa, non c’è ancora quella relativa solo a Kyoto… E allora ho fatto una cosa impensabile: mi è pianto il cuore, ma ho strappato le pagine che m’interessavano… La sensazione era di compiere un delitto. Semmai la ricomprerò. Ma adesso credo di essere a posto. Sembro un po’ un’emigrante con le mie stratificazioni, ma i veri viaggiatori non sono mai stati esattamente un modello di eleganza, almeno nella nostra spiccia modernità.
Ho preso tutto? Soldi? Passaporto? Ricontrollare le luci, la corrente staccata (una volta ho trovato il mio computer fulminato, per un temporale forte, da allora stacco sempre tutto…). Voucher? Chiavi? Beh, che c’è? Gli ansiosi fanno così, gli altri dimenticano sempre qualcosa…
Effettivamente, anche se si è molto contenti per l’avventura che si prospetta, la parte più difficile è varcare la soglia, abbandonare la confortante sicurezza della propria casa. Da qualche parte c’è sempre una piccola angoscia, ma poi passa in fretta. Ancora un’occhiata. Posso fare con calma perché io sono sempre in largo anticipo. Addirittura l’aereo parte domani mattina, ma dormirò a Milano per evitare ritardi ferroviari e levataccia.
Qualcuno vi ha detto di quanto salutari siano le camminate? Potete passare un po’ di tempo in mastodontici alberghi che hanno migliaia di camere disposte su corridoi infiniti. Altro che passi perduti, qui sprecati, se poi vi perdete… Io mi aspetto sempre di veder comparire le inquietanti gemelline di Shining… E naturalmente la mia prima richiesta è quella di alzare la temperatura ghiacciata della stanza. La richiesta l’ho imparata anche in russo e in giapponese… Vocabolario di sopravvivenza… Altro posto dove le distanze non si contano è l’astratto non luogo dell’aeroporto, dove tutti passano ma nessuno vive. Malpensa non è dei più affollati, non oso pensare a quello di Mosca, labirinti nevrotici, ma una strada prima o poi la si trova sempre, anche se a volte sembra di essere prigionieri di un contenitore tecnologico irreale, una capsula enorme senza punti di riferimento…
La prossima volta scriverò da Mosca…
3. Continua