Commento

Wisława Szymborska trasforma gli oggetti del quotidiano in poesia

Con testo originale a fronte, Racconto antico (Adelphi 2025) di Wisława Szymborska raccoglie brevi scritti e poesie inedite. Con le “Favole sulla vita delle cose inanimate” del 1949, l’autrice Premio Nobel trasforma gli oggetti del quotidiano in poesia. Vede come protagonisti un libro, un armadio, una tela, un letto, una stufa, un piumone, un tavolino, un secchio, una sedia. E al termine dei microracconti – della lunghezza di massimo dieci righe – dei consigli ai giovani. «Dovete capire una buona volta che l’eccessiva brama di beni materiali rovina un bene molto più prezioso: la salute fisica e mentale». «Non lesinate le vostre energie, le vostre conoscenze e il vostro tempo nell’emulare la natura». «Non cedete mai alle lusinghe del trasformismo». «Raggiungere traguardi elevati è possibile solo attraverso radicali cambiamenti interiori». «Non lamentatevi mai della vostra sorte se non avete un valido motivo».

Per Wisława Szymborska le questioni di grande importanza e complessità richiedono di essere velate con delicatezza, leggerezza e umorismo. Non è un caso che in questa raccolta di scritti – miracolosamente salvati dal cestino, che secondo Szymborska rappresentava l’oggetto più essenziale per il poeta – la sua ispirazione, quando appare, sembra faticare «salendo i gradini, con respiro affannoso / … con calzature ormai logore», suggerendole una sorta di filosofia dell’essenziale. Particolarmente evidente nella sua connessione con gli oggetti di tutti i giorni anche la vena sarcastica. Tuttavia, la fonte creativa di Szymborska è pure rigorosa, severa, pronta a confrontarci con la nostra vulnerabilità e le nostre credenze irrazionali. «Nulla è mai nuovo, tutto è già stato. / Il sole nasce come sempre è nato», scrive in una delle poesie che aprono il volume.

Mari e monti, un pettine, una palla d’argento, gli utensili, la tribuna si confermano protagonisti di un’importanza “superiore” rispetto a quello che si crederebbe. Sono materia viva dell’operato dell’autrice, che trovava – da poeta – la bellezza nella semplicità. «La mia ombra è come un buffone / dietro la regina» ha scritto. Un buffone che si è preso «corona, scettro, manto regale», ma anche il pathos. «Non entrai già più illibata / nel mio talamo nuziale. / Al barone ero legata, / suo è il mio fiore virginale». Assieme con le tematiche legate al “passato”, una caratteristica di Wisława Szymborska è che adopera sempre uno sguardo speranzoso verso il futuro. Di cui c’è uno scorcio in “Come sarà”: «Come sarà, buono o cattivo, / questo nostro amore? / Cosa ci prenderà e cosa ci darà? / Chi finirà per ferire? / Neppure lui ancora sa / che uccello lo porterà in volo».

Amedeo Gasparini

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